Il perenne dilemma in fase di progetto e installazione di antenne verticali HF , sia full che accorciate, è la realizzazione di un adeguato piano di terra o massa che dir si voglia…. (detto anche il secondo braccio dell’antenna)
Anche perché, si tratta in ogni caso della classica antenna 1/4 con piano di massa detta ance ground plane antenna ……. termine in disuso ……
Sia che si tratti di decine di radiali risonanti o non risonai distesi al suolo sia che si tratti di pochi elementi risonanti opportunamente sollevati da terra, non sempre lo spazio disponibile è adeguato o utilizzabile liberamente
Il classico esempio per una verticale bande basse mono o multibanda: un minimo di due radiali risonanti e sollevati dal terreno per ogni banda (160/80/40) disposti a 180 gradi tra loro.
Ancora più complesso stendere radiali sul terreno risonanti o no.. lo schema classico prevede un radiale ogni 3 gradi quindi per una corretta disposizione ne servono 120 disposti sui 360 gradi …… una gran massa di rame
Puo essere d’aiuto disporre di una superficie metallica, magari in rame, da sfruttare quale piano principale di terra subito sotto l’antenna……. ma anche questa situazione è decisamente rara
che fare?
esistono soluzioni di ripiego : singolo radiale lineare o parzialmente ripiegato, serie di paline di terra, radiali disposti a caso sul terreno i base alla disponibilità di spazio, configurazione mista sollevati e al terreno (non consigliabile ma se non c’è di meglio ) …….
In realtà esiste una soluzione pratica ed intelligente ma soltanto monomania, a meno di non intaccarne la “pulizia” e l’efficienza
parliamo di FCP (Contrappeso Ripiegato) secondo il progetto di K2AV in 160
In pratica si tratta di installare un singolo contrappeso di lunghezza opportuna, ripiegato due volte in base allo schema che riporto sotto e accoppiato al radiatore e alla discesa tramite un trasformatore di adattamento con avvolgimento bifilare
La grande famiglia delle Antenne ad Onda Progressiva o Travelling Wave……
Caratterizzate dalla presenza di terminazioni resistive e che in particolari condizioni di progetto possono diventare estremamente direttive e con un buon guadagno. Ma per farlo la lunghezza dei singoli bracci deve essere almeno 1L (solitamente 2 o 3L!). L’efficienza è in parte ridotta a causa della dissipazione introdotta dalle resistenza, in compenso è possibile ottenere buoni adattamenti, spesso senza richiedere ATU, su gran parte della banda coperta. La lunghezza dell’elemento ( o del braccio) determina la possibilità di adattamento sulle bande più basse. La direttività è sempre verso la terminazione. Possono essere terminate a terra oppure no ma sono sempre caratterizzate da un gruppo resistivo di linearizzazione dell’impedenza abbinato ad un balun o un-un adeguato
Ne esistono diverse tipologie costruttive…. radiatore singolo, dipoli aperti, dipoli chiusi, U invertita, versioni a v stretto (vee beam) che diventano estremamente direttive ed mostruosamente lunghe (2,3,4L!)….
Inverded U
vee beam
Fanno parte della famiglia anche le classiche T2FD e T3FD.
Le antenne terminate sono molto utilizzate in ambito professionale in quanto permettono operatività ALE e a salti di frequenza superando i limiti fisici degli ATU.
Per chi volesse approfondire l’argomento, il web è pieno di informazioni utili
Ho trovato due esempi interessanti che pur distaccandosi in parte dalla rigidità della classica travelling wave, forniscono spunti di sperimentazione
Dalle nebbie del 1984 emerge un articolo, pubblicato da Bill W6SAI (SK) e portato in Europa da Folke SM4HJ (SK), a proposito di una antenna sviluppata da due colleghi australiani John VK6IM e Cres VK6YX
Si tratta di un radiatore da poco più di 22m di lunghezza, non risonante, che presenta una induttanza con terminazione in linea a circa 1/3 dall’estremità. L’adattamento avviene per mezzo di un trasformatore dedicato. Completano il tutto un collegamento di terra e, secondo me, anche un bel W2DU direttamente sulla discesa……..
Dà il meglio di se installata verticale o sloping. Da valutare l’impatto di radiali e/o contrappesi
Ruediger DC4FS è un utilizzatore in portatile e sembrerebbe una ottima soluzione di compromesso per uso campale multibanda
Misure DC4FS
nb: Sono in procinto di realizzarne una e nel frattempo vi allego il documento originale
Restando in VK, in tempi più recenti Peter VK6YSF, oltre ad aver lavorato sulle classiche terminate, ne ha progettato una versione a dipolo, senza la bobina, e con le sole resistenze a 1/3 dall’estremità.
Due bracci da poco più di 23m connessi ad un Balun 9:1 (non UN-UN!). In questo caso R sarà prossimo a 225ohm e in grado di dissipare almeno la metà della potenza massima utilizzata.
si tratta di componenti ferromagnetici realizzati con una miscela di materiali genericamente definiti “ferriti”. da non confondersi con i similari in polvere di ferro solitamente identificati da colori variabili, non adatti a questo scopo. La forma tipica è quella a toroide, ma esistono anche in tubetti, clip, perline e blocchetti binoculari. Il colore è solitamente grigio scuro in tonalità varibile in base al produttore. In alcuni casi sono disponibili in versioni tendente al verde o all’azzurro.
Per avere quello corretto è necessario affidarsi ad un rivenditore affidabile oppure procedere con la seguente misura
avvolgere una spira di filo di rame sul toroide
misurare l’induttanza rilevata
utilizzando le tabelle del costruttore oppure appositi sw (miniring core calculator) cercare la miscela che a parità di dimensione dà quel valore.a titolo di esempio (per una spira):
FT240-43 -> 930nH,
FT240-77 -> 2.725uH
FT240-61 -> 161nH
FT140-43 ->760nH
come si nota l’induttanza è in funzione del mix e della dimensione del toroide
i nuclei in ferrite sono identificati dalla sigla FT seguita dal diametro in pollici e dal mix
(es. FT240-43 ferrite mix 43 diametro 2.4 pollici – poco più 6 centimetri) La lettera A accanto alla misura indica altezza doppia, equivalente a sovrapporre due nuclei normali
tnx: Palomar Engineering
come si può notare il tipo 31 è il più adatto per un uso ad ampio spettro.
Sono realizzate con mix le clip anti-disturbo utilizzate normalmente su PC, monitor ed accessori informatici
Il tipo 77 è più specializzato ed adatto soprattutto alle band basse
Il tipo 43 è intermedio e dà il meglio di sè fino ai 40 metri con uso saltuario in 80
Il tipo 61 è adatto alle bande più alte fino ai 20 metri
il segreto è ottenere l’impedenza più alta alla frequenza più bassa, o almeno a quella che ci interessa di più
Balun Guanella, balun in corrente, bla bla bla tutti ne parlano.
Senza entrare troppo nel teorico cerchiamo di capirne di più per sfruttarlo al meglio e quando veramente è necessario impiegarlo. George Guanella nel 1944 teorizzò la realizzazione di trasformatori avvolti in linea di trasmissione, per ottenere anche l’effetto di “strozzare” (choke) le correnti di modo comune. Il tutto è stato ripreso ed ampliato in seguito da Jerry Sevick W2FMI (SK)
L’elemento di base da cui partire è il Trasformatore a Linea di Trasmissione (Transmission Line Transformer o TLT all’inglese) che Guanella definì “Bulding Block” con rapporto 1:1
Il TLT trasferisce l’energia tra il suo ingresso e l’uscita attraverso una linea di trasmissione e non tramite flusso magnetico come avviene nei trasformatori tradizionali. Per questo motivo il TLT ha una maggiore larghezza di banda ed una efficienza maggiore rispetto ad altre soluzioni. Utilizzando un nucleo di materiale adeguato e opportunamente dimensionato e con una impedenza di linea prossima ai 100 ohm, è possibile ottenere bande passanti di circa 100 Mhz ed alte efficienze di oltre il 90% per rapporti di trasformazione compresi tra 1:2 e 1:16. Inoltre, per le caratteristiche di efficace trasformatore di isolamento, è possibile convertire un balun in un-un con un riferimento a massa anzichè flottante.
E’ realizzato avvolgendo una linea bifilare (due conduttori affiancati isolati o smaltati) o coassiale su di un nucleo in ferrite (non in polveri di ferro). Questo tipo di costruzione permette di ottenere una banda passante molto estesa ma soltanto per un numero molto limitato e finiti di rapporti di trasformazione. L’elemento di base è da considerare a tutti gli effetti un trasformatore 1:1. Il trasformatore è bilanciato per costruzione e rimane tale se i due capi rimangono flottanti rispetto a massa
Tipicamente è possibile ottenere i valori di 1:1 , 1:4, 1:9, 1:16 e con qualche “trucco” 1:6 e 1:12. Il tipo di materiale utilizzato come supporto influisce sia sull’induttanza che sul fattore di merito (o “Q”). La scelta del corretto mix nel toroide è fondamentale per ottimizzare la risposta nella banda di maggior interesse.
Una linea bifilare realizzata con due conduttori isolati paralleli ed affiancati, sullo stile della classica piattina bicolore rossa e nera con una sezione di circa 0.5mmq ha una impedenza di 100 ohm. L’elemento di base avvolto di cui si è parlato sopra ha quindi una impedenza tipica di base di 100 ohm. Utilizzando un cavo coassiale anzichè una linea bifilare, l’impedenza sarà quella tipica del conduttore ( 50 o 75 ohm). Variando la spaziatura tra i conduttori bifilari è possibile aumentare l’impedenza a 100 e 200 ohm. Oltre pur essendo possibile, diventa di difficile realizzazione meccanica. La soluzione più comune utilizzata per spaziare i conduttori è inserirli in un tubetto di silicone o teflon di diametro variabile, in quanto la distanza critica è quella tra il centro dei conduttori, non quella tra le guaine. La formula per calcolar ela separazione in funzione dell’impedenza è
dove D è la distanza tra i conduttori , d il diametro degli stessi, Z è l’impedenza della linea, Z0 è la costante dell’impedenza in aria (circa 377 Ω), εr è la costante dielettrica (tipica 1.00054).
In condizioni normali la separazione D è superiore al diametro del conduttore d quindi risulta più pratico utilizzare le seguente
infatti con una separazione di 3mm ed un diametro di 1 mm si ottiene una linea prossima ai 200 ohm desiderati
Normalmente la spaziatura si regola infilando i conduttori in tubetti di teflon o silicone di diametro esterno opportuno. Utilizzando filo di rame smaltato anziche isolato e mantenendo i conduttori accostati, si ottiene una linea di trasmissione di impedenza prossima ai 50 ohm. Quindi un choke 1:1 per linea a 50 ohm si può ottenere sia avvolgendo cavo coassiale su un toroide che utilizzando un bifilare in rame smaltato. In entrambi i casi nel caso di installazione al’aperto ricordarsi contenitore e connessioni stagne!
Gli elementi di base sono quindi un trasformatore in linea di trasmissione (1:1 per semplicità) con un valore di impedenza noto (tipicamente da 100 a 200 ohm). Il trasformatore avvolto con cavo coassiale o filo nudo è il classico choke in corrente, di cui si è già discusso. Realizzato come sopra indicato, il trasformatore oltre ad annullare o ridurre le correnti di modo comune e avere una ampia banda passante, compatibilmente con il materiale utilizzato, non crea eccessive saturazioni nei nuclei magnetici, che in ogni caso devono comunque essere opportunamente dimensionati.
Un trasformatore in corrente realizzato con il metodo Guanella combina due o più “moduli” per ottenere il rapporto di trasformazione di impedenza desiderato.
Basiamo il ragionamento sul singolo elemento bifilare da 100 ohm avolto con cavo isolato
collegando due trasformatori con primario e secondario in parallelo (100 + 100 ohm ovvero 50 ohm) ottenendo quindi un classico 1:1
collegando due trasformatori con il primario in parallelo (100 + 100 ohm ovvero 50 ohm) e secondario in serie (100 + 100 ohm ovvero 200 ohm) si ottiene 50/200 quindi 1:4
Con la linea a 100 ohm e ragionando su di una impedenza tipica di 50 ohm le combinazioni terminano, a meno di non dover lavorare su valori intermedi. Per rapporti di trasformazione superiori è necessario aumentare l’impedenza del trasformatore di base.
per realizzare un trasformatore 1:9 necessario ad adattare una linea da 450 ohm ad una da 50 ohm servono tre nuclei di impedenza 150 ohm cablati con primari in parallelo (50 ohm) e secondari in serie (450 ohm). Come detto sopra la linea a 150 ohm si ottiene spaziando i conduttori di circa 1.8 mm.
Per valori ancora superiori l’impedenza va ulteriormente aumentata. Per un 1:16 servono 4 nuclei con impedenza di 200 ohm (circa 3mm di separazione) sempre connessi primario parallelo (50) secondario serie (800)
Come si vede le combinazioni non sono infinite e dipendono da scelte anche meccaniche e di progetto.
Combinando i singoli elementi in modo particolare è possibile avere rapporti diversamente non ottenibili. Ad esempio combinando due trasformatori 1:4 collegati in modo incrociati si ottiene un trasformatore 1:6 (50->300)
Altra soluzione per valori particolari possono essere realizzati soltanto con trasformatori composti da un elemento in tensione oppure di tipo un-un ed un elemento guanella in corrente (1:1 o 1:4) oppure con particolari configurazioni
ad esempio :
il 1:6 può anche essere realizzato combinando un 1:4 guanella con un-un 1.56:1
il 1:12 è un 1:9 guanella accoppiato con un un-un 1.33:1 settifilare (brutta definizione per un avvolgimento realizzato con sette conduttori paralleli)
altri valori possono essere ottenuti anche sfruttando prese intermedie sugli avvolgimenti oppure convertendo un balun in un-un (esempio un trifilare 1:2.25)
I trasformatori di tipo guanella per definizione sono realizzati per un unico rapporto di trasformazione. L’unica combinazione che consente di ottenere un doppio valore è il caso dell’1:4 che con la trasformazione del secondario da serie a parallelo, si trasforma magicamente in 1:1. E’ una soluzione usata spesso per basse potenze per la cui realizzazione serve soltanto un commutatore doppio adeguato. In questa configurazione e per potenze sotto i 100w è possibile utilizzare nuclei di dimensione ridotta (misura 82 o 100) o meglio ancora binoculari.
Nel caso di impiego in un balun, il secondario diventa sbilanciato e non più flottante. Nonostante la realizzazione in corrente, in casi particolari (windom ad esempio) potrebbero verificarsi dei disadattamenti per la formazioni di correnti di modo comune provocate dalla massa sul secondario. In queste situazioni si rende necessario combinare il balun primario con un secondo elemento sempre in corrente questa volta di tipo 1:1 e che per ragioni meccaniche potrebbe essere un W2DU oppure il classico coassiale avvolto su toroide.
Un balun Guanella 1:4 può essere realizzato sia su uno che su due toroidi. Si risparmia un elemento magnetico ma:
si creano di correnti di modo comune, riducendo la capacità di choking del balun stesso
funziona correttamente solo se il carico è perfettamente flottante e totalmente isolato e indipendente da terra
Quindi scegliere sempre la soluzione a doppio nucleo, nonostante l’apparente complessità costruttiva, e contrariamente a quanto si vede sempre più spesso pubblicato online o sui siti di produttori. Le uniche configurazioni mono toroidi sono i choke 1:1 a 50 ohm!
Il numero di spire dell’avvolgimento influenza l’induttanza totale, in funzione della miscela di materiali utilizzati nel nucleo. tipicamente si utilizzano da 8 a 12 spire.
La miscela di ferrite di tipo -61 è ottimizzata per le frequenze più alte e la -43 per quelle più basse. La -31 è da utilizzare solo per choke RF 1:1. una soluzione suggerita anche da Sevick è la -K, che è difficile da reperire. La dimensione del nucleo influenza le caratteristiche magnetiche ma nell’uso pratico è da valutare in funzione della potenza di transito. La dimensione massima reperibile è la 240 (61mm di diametro), anche se per alcuni mix sono disponibili la 290 (74mm) e la 340 (86mm). Per sicurezza è possibile accoppiare più nuclei (normalmente due) da incollare con colla a caldo o resine. Si ha certamente una variazione delle caratteristiche magnetiche ma la tenuta in potenza aumenta in modo esponenziale così come la dissipazione del calore. Non vi sono particolari rischi di saturazione del nucleo nella configurazione Guanella.
Partendo dall’idea iniziale di N6VNG che progettò una antenna dual band (40 e 20) a v invertito per applicazioni NVIS ho provato a simularne una analoga più indirizzata verso la normale operatività a medio-lunga distanza
Ho cercato come sempre di ottimizzare la portatilità e, scomponendo un dipolo linked a V invertita è uscito quanto segue :
espandere il concetto di bibanda mantenendo la struttura meccanica cross
mantenere il cablaggio tra i bracci come nllo schema originale
garantire il sostegno meccanico del palo con i dipoli
nessun accorciamento elettrico dei bracci
partendo dalla soluzione base 40M/20M è possibile tramite link usare anche le bande superiori. E’ necessario ripartirle tra i bracci in base alla probabilità di uso (17/20/30/40)
Calcolare per 7 e 9 metri da terra
i due lati vengono nominati “corto” e “lungo” in base alla quantità di rame presente. La lunghezza totale dei due bracci incluse le corde è di fatto la stessa (pochi cm di differenza non incidono e possono essere recuperati lavorando sulle corde)
Un interessante esercizio è ipotizzare un uso in 80m. Mi sono limitato al braccio “lungo”. Qui l’altezza minima da terra è 10 metri e lo spazio occupato è di circa 17 metri per ogni lato.
E sempre possibile combinare anche altre misure (80/30 e 20/40) sfruttando la tecnica dei links
Un choke o balun 1:1 è sempre raccomandato, in particolare scendendo sotto i 40 metri
sfuttando quattro tubetti di mix 31 e una rimanenza di RG-178 ho realizzato un micro choke tascabile per basse potenze (fino a 50w). in totale sono state avvolte 6 spire
le misure sono interessanti e decisamente migliori di altre soluzioni basate su materiali simili
nb: il cavo supporta potenze decisamente superiori, ma in questa applicazione è meglio non esagerare
ecco le misure di impedenza di choke. NON è la risposta del choke ma la rappresentazione della capacità di “strozzare” le correnti di modo comune presenti sulla parte esterna della linea di trasmissione. Tanto maggiore è il parametro “Z” tanto migliore è il choke. Si misura collegando al VNA o al ponte i soli schermi del cavo passante. Oltre i 2000ohm si sta tranquilli, ma in 80 è meglio stare almeno sui 4000. dai 30M a salireservono impedenze minori
l’impedenza in 80 e 40 (‘Z’) è decisamente ottima, non male anche in 30 e 160.
una semplice soluzione per adattare stili veicolari monobanda (MFJ e simili) all’uso in stazione base (grazie a PD7MAA per l’idea)
lo stilo deve essere fissato su di un supporto isolante. in pratica deve essere isolata dalla terra/massa locale
solitamente alla base c’è un adattatore da 3/8″ a SO239 (pl femmina)
tramite un connettore a T collegare da un lato la discesa verso l’RTX dall’altro un tratto di cavo coassiale lungo 1/4 d’onda alla frequenza in uso moltiplicato per il fattore di velocità (tipicamente 0.66 se rg58/8/213)
il lato libero del “radiale” deve avere il conduttore centrate cortocircuitato con lo schermo. La lunghezza è calcolata dalla formula
L= 300000/F
l4=L/4
lr=l4*.066
in pratica ad esempio per 80 metri sottobanda cw centrata a 3538 khz
300000/3538 = 84,785
84,785/4 = 21,196
21,196*.66=13,99 metri -> lunghezza del radiale.
il radiale deve essere disposto in orizzontale e sollevato da terra di almeno 1.5 metri. alla stessa altezza deve essere fissata la base dell’antenna. E’ possibile anche utilizzare un secondo radiale ma il cablaggio si complica. Naturalmente la misura indicata è una base di partenza può essere utili accorciarlo per adattare meglio l’antenna
il risultato della misura la dice tutta. la banda passante è quella tipica di questi stili per 2:1 di swr, quindi perfettamente utilizzabile anche senza accordatore.
Come si può vedere, per limiti fisici e per un probabile accoppiamento con il supporto o con l’ambiente circostante, l’impedenza minima, pur se sotto controllo, è lontana, ma non troppo, dagli ideali 50ohm.
Che fare?
due soluzioni … la prima la più semplice un colpetto di accordatore …. ma così è troppo facile
per la seconda dobbiamo chiedere un consiglio al buon Phillip H. Smith o meglio alla sua “carta”. In passato erano necessari parecchi passaggi e calcoli per arrivare ad una soluzione di adattamento basata sulla carta, a meno di non possedere sofisticati ( e costosi) network analyzers. Esistono per fortuna soluzioni software free o basso costo che ci consentono di superare il problema
nel nostro caso…. l’analisi alla base indica una impedenza di 70.4 ohms di impedenza con una parte X pari a 14.9 johms pari a poco meno di 1.5 di swr
utilizzando una cella lc di compensazione (configurazione low pass, con capacità in parallelo lato antenna), sim smith effettua tutti calcoli per noi
con 555pf (arrotondati al valore più prossimo) e 1.55uH si ottiene magicamente
oltre al perfetto adattamento di impedenza si nota come la “finestra” di usabilità con swr=2 si estende a 100khz e basandoci su swr=3 si raggiungono i 200khz
un bel risultato niente male
attenzione! è sempre bene sovradimensionare i componenti dell cella LC. Condensatori ad alta tensione (possibilmente adatti all’uso in RF) e induttanze in aria di diametro adeguato realizzate in rame smaltato o argentato da almeno 1mm. Nel caso specifico un condensatore da 320pf e uno da 230pf. L’induttanza ha un valore di poco superiore (e intero) rispetto a quello richiesto ma “modificandola” fisicamente si arriva ad un risultato ottimale
il prototipo in fase di ottimizzazione
in alternativa, è possibile effettuare un classico adattamento serie con coassiale a 75 ohm
esempio, a 3.53 mhz con 6.748 metri di rg58 (o 213) sotto l’antenna in serie a 4.624 metri di RG59 (o 11) subito dopo, otteniamo il corretto adattamento a 50 ohm
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esempio 30 e 40 m (1 radiale risonante per banda)
Quando le differenze rispetto al’ottimale sono minime (è il caso delle versioni 30 e 40m), si può inserire il classico hairpin. 10/12 spire di filo di almeno 4mmq su di un supporto in aria da 8/10 cm di diametro tra lo stilo e la massa (radiale) variando la spaziatura tra le spire o al limite eliminandone una o due si arriva ad un adattamento ottimale… oppure volendo procedere con modalitaà scientifica…..
in alternativa … come detto sopra…….
Operando qrp si può scegliere l’RG-174 come conduttore per il radiale.
L’unica regolazione è la sintonia/adattamento dello stilo utilizzando la barretta di taratura incorporata.
Mi raccomando, la base dell’antenna deve essere isolata dal supporto e non a massa!
Ultimo esperimento…….. utilizzare un unico supporto per due stili e 2 radiali
Provato con 30+40 metri (stessi radiali come sopra) ed ecco il risultato
perfettamente utilizzabile senza accordatore
meglio di così……
risultati? K,VU,JA,R0 in CW……. alla caccia di VK e ZL
soluzione alternativa: utilizzare sempre un supporto isolato per lo stilo e collegare quanti più possibili radiali non risonanti sollevati dal terreno di alcuni cm.
Idealmente da posizionare sui 360 gradi (fino a 120) e ovviamente riducendo lo spazio utilizzato in funzione di quello disponibile. Piuttosto che distribuirli a caso sui 360 gradi, meglio concentrarli verso direzioni specifiche in una configurazione triangolare. I risultati non mancheranno
per migliorare ulteriormente l’efficienza e soprattutto la resistenza di radiazione è consigliabile inserire un cappello capacitivo posizionato il più in alto possibile e lontano dalla bobina alla base.
ho inserito una barra con innesti filettati alle estremità lunga circa 40cm e sulla parte superiore ho fissato un disco realizzato con lamiera grigliata di poco più di 30cm di diametro.
Lo stilo vero e proprio parte dal disco e naturalmente risulta molto più coperto che nella versione “nuda”, sia per la presenza della prolunga che del cappello capacitivo
e questo è il risultato senza rete di adattamento
per ulteriori informazioni ed un utile foglio di calcolo
si utilizza il radiatore a mezz’onda classico di una EFHW seguito da un circuito di adattamento costituito da un tratto di coassiale lungo 1/4WL più stub chiuso. Ricorda decisamente una J-Pole!
stesse caratteristiche della versione con trasformatore ma con minori attenuazioni e banda passante leggermente superiore
Per il massimo della portabilità si consiglia di utilizzare RG-174 per le sezioni di adattamento L1 ed L2. Per maggiore tenuta in potenza sostituire con RG178 o RG316 anche se la minore flessibilità dei cavi in teflon potrebbe essere un ostacolo….
per la realizzazione consiglio di partire da queste misure di partenza basate sul ‘calcolatore’ di DL3TU DL3TU-efhw-calc
Sono riferite ad un normale filo ricoperto in PVC per il radiatore e ad un cavo coassiale RG-174 o RG-58 per matching e stub. Volendo utilizzare coassiali isolati in teflon è necessario allungare le misure di un 3 o 4% per adeguarle al diverso fattore di velocità. I calcoli sono stati effettuati sul centro banda. Con il foglio di calcolo possono essere gestite anche combinazioni particolari di conduttore.
I codici L0, L1, L2 fanno riferimento allo schema sotto riportato. L0 è il radiatore, L1 il tratto di cavo coassiale come match a 1/4L e L2 è lo stub di adattamento. Il match e lo stub sono collegati in parallelo tra loro e con l’uscita verso l’apparato. L’altro lato dello stub è CHIUSO in cortocircuito. Il cavo di match a 1/4 onda è collegato al radiatore solo con il conduttore centrale. Lo schermo non va collegato ed è bene lasciare alcuni millimetri di dielettrico senza schermo per migliorare l’isolamento tra i conduttori
disegno non in scala!
versione ultra portatile per i 20m, adattamento realizzato con rg-178 teflon, filo 0.2mmq (QRP!)
per eliminare una scatola o un connettore a ‘T’ nella giunzione tra stub e adattatore 1/4wl ho preferito terminarli con due capocorda connessi ad una bnc da strumentazione.
soluzione pratica, poco costosa e intercambiabile con altre bande. il radiatore è connesso alla sezione di adattamento con un connettore micro-banana dorato utilizzato in aereomodellismo.
risultato? risposta praticamente piatta da 14.000 a 14.350
antenna completa
sezione di adattamento
connettore micro-banana per radiatore
lavori in corso
Grazie a DL3TU per l’ispirazione ed il suo pratico “calcolatore” DL3TU-efhw-calc